LE CELLULE STAMINALI
Tema di grande attualità, al centro di un vivo dibattito, è quello delle cellule staminali. Queste, infatti, sembrano aprire nuove frontiere nel campo della medicina, ma al tempo stesso sollevano polemiche ed interrogativi.
Le cellule sono le più piccole unità che costituiscono gli esseri viventi. Esse possiedono un nucleo in cui è contenuto il DNA e sono rivestite da una membrana detta citoplasmatica che le protegge e le separa dall’ambiente esterno. Tutti i tessuti del corpo sono composti da cellule. Quasi tutte le cellule organiche hanno subito il differenziamento, il processo che le porta ad assumere strutture e funzioni specializzate. Esistono, infatti, oltre 200 tipi di cellule, che possiedono diverse caratteristiche e funzioni; vi sono, ad esempio, quelle della pelle, dei muscoli, delle ossa.
Le cellule staminali sono cellule che non sono ancora andate incontro al differenziamento e pertanto sono in grado di trasformarsi in qualunque tipo di cellula organica. Ne consegue che esse trovano vastissima applicazione in campo medico, poiché possono sostituire le cellule di organi danneggiati o mal funzionanti. Conosciamo oggi tre categorie di cellule staminali. Le più note sono le cellule staminali embrionali.
Esse si ottengono attraverso un processo che viene messo in atto in laboratorio detto clonazione terapeutica, il quale si articola in varie fasi:
1) Si preleva il nucleo da una cellula uovo di una donna
2) Lo si sostituisce con il nucleo di una cellula somatica di un individuo maschio adulto
3) Si coltiva la cellula in laboratorio mettendola in condizione di riprodursi
4) Avvendendo la riproduzione, dopo cinque giorni si forma un embrione allo stadio di “blastocisti”, una sfera parzialmente cava costituita da circa 200 cellule
5) Le cellule allo stadio di blastocisti vengono fatte crescere in coltura e si sviluppano cellule staminali embrionali, con la potenzialità di generare qualunque tipo di cellula dell’organismo, e che possono riprodursi indefinitamente conservando la propria totipotenza.
Coltivando tali cellule in particolari condizioni è possibile favorire il differenziamento verso il tipo di cellula che interessa.
Oggi è già possibile ottenere, in questo modo, cellule del tessuto osseo, cartilagineo ed epidermico ed anche strutture più complesse come i vasi sanguigni.
L’utilizzo delle cellule staminali embrionali, tuttavia, è connesso a problemi di natura etica, legati all’uso di embrioni umani. Infatti alcuni ritengono che l’embrione sia già un soggetto umano, che comincia proprio in quel punto il suo progressivo e graduale sviluppo. Di conseguenza intervenire su di esso impedendogli di svilupparsi come un individuo e servirsene per produrre cellule staminali può significare ledere il diritto naturale alla vita di ogni essere umano.
Un’alternativa che costituisca una soluzione a tale problema può essere offerta dal secondo tipo di cellule staminali: le cellule staminali adulte. Si tratta di cellule non ancora differenziate presenti in molti tessuti adulti come nel tessuto nervoso del cervello, in quello muscolare e nel derma. Ora, da una parte queste offrono un notevole vantaggio, in quanto l’autotrapianto in un paziente di sue cellule, grazie all’affinità biochimica, ne impedisce il rigetto, cioè una reazione negativa dell’organismo, che invece può facilmente manifestarsi in seguito al trapianto di cellule appartenenti ad un individuo non geneticamente identico al malato. Dall’altra, tuttavia, le staminali adulte si trovano già sulla strada del differenziamento e pertanto è molto più difficile isolarle e coltivarle in laboratorio. Ciononostante sono stati conseguiti alcuni successi con le più semplici da isolare, quali quelle del midollo osseo, che sono state sfruttate per rigenerare il cuore colpito da infarto o il cervello affetto da morbo di Parkinson.
Il terzo modo per ottenere cellule staminali è quello di prelevarle dal sangue del cordone ombelicale o dalla placenta al momento del parto, tessuti che altrimenti andrebbero distrutti. Questo tipo di staminali possono essere conservate al freddo e usate, ad esempio, per la cura delle leucemie infantili.Esistono banche del sangue del cordone ombelicale anche in Italia. Esse conservano le cellule precisamente tipizzare per le loro caratteristiche di compatibilità e sono collegate in rete in modo da consentire interventi di trapianto tempestivi.
m.f.